Sono qui. Bureau metamorfosi

di GIULIA TICOZZI

La mostra SONO QUI è la prima ed importante tappa del progetto Bureau metamorfosi, laboratorio sulla città di Torino che vede coinvolti gli studenti e le studentesse dell’Istituto Europeo di Design in un progetto in partnership con Intesa Sanpaolo - Gallerie d’Italia.

 

Il progetto ha l’obiettivo di costruire un osservatorio della durata di tre anni, uno spazio intellettuale e di ricerca dove verranno raccontate storie e visioni legate all’arrivo in città di questa importante istituzione culturale attraverso tematiche volte a restituire una mappatura visiva su Torino. La velocità di un processo di trasformazione e la possibilità di costruire una ricerca sul paesaggio e sugli abitanti che vivono il territorio hanno permesso a ciascuno studente e studentessa di indagare diversi ambiti, per costruire un progetto comune e collettivo che costituisce questo osservatorio sul mutamento

 

Attraverso lo sguardo di 21 studenti veniamo accompagnati in un percorso capace di portare alla luce diversi aspetti che raccontano il territorio e i suoi abitanti. Nei progetti i luoghi e le persone vengono indagati fuori dagli stereotipi: si guarda al commercio, alla struttura urbanistica della città, alle trasformazioni del centro storico, alla massiccia presenza di centri commerciali e alle catene di negozi, allo spopolamento, alle comunità nascoste, alle culture che animano le strade, a come le architetture storiche convivono con le strutture industriali e come il centro storico prova a dialogare con la periferia.

 

Lo sguardo dei giovani autori coinvolti è un invito a guardare verso il futuro e ad una sua progettazione sostenibile ed inclusiva. 

 

L’esperienza sul campo è il fondamento per la crescita di un’autonomia che porta lo studente a misurarsi con la sfida della realtà.  

Il fotografo “deve andare” perché le idee nascono spesso dentro ai luoghi, di fronte alle situazioni: per un giovane autore la liberazione del proprio corpo creativo dentro un ambiente è un primo slancio fondamentale per l’incontro con l’altro, dal committente al cittadino, e per la scoperta del sé. 

 

Ogni studente ha deciso di lavorare su temi e spunti personali e in una prima fase il progetto ha visto tutti i partecipanti impegnati in uno studio preliminare, una ricerca guidata da un gruppo di specialisti: Maurizio Cilli, architetto e urbanista; Paolo Griseri, giornalista; lo scrittore Giuseppe Culicchia; Monica Pianosi, influencer e creatrice del profilo @lestradeditorino; Emanuela Genesio, storica dell’arta e Danilo Manassero, architetto.

Ringraziamo questi attori perché hanno gettato basi solide e necessarie: siamo convinti che prima di prendere in mano la macchina fotografica sia sempre necessario avere gli strumenti intellettuali e di conoscenza per creare opere serie e strutturate.

 

L’eterogeneità dei lavori proposti e dei linguaggi è un grande risultato. Ringraziamo Gallerie d’Italia per essere stati - fin da subito - promotori di una progettualità che attraversa libertà di linguaggio e di approccio attraverso il confronto. Questi sono per noi i presupposti per costruire un’esperienza che si struttura in  una sorta di “scuola fenomenologica” realizzata grazie all’esperienza di ciascuno nella collettività. I racconti sulla città diventano così “uno specchio” in cui guardarsi e ritrovarsi.

 

Prima tappa di questo percorso è la mostra SONO QUI, che animerà i portici piazza San Carlo dall’8 al 30 settembre 2022.

Il titolo è già di per sé uno statement: come il segno “voi siete qui” in una mappa turistica, per gli autori e le autrici “essere qui” è dire “partecipo, vi illustro il mio punto di vista, eccomi come autore o autrice”. 

Le opere sono poi state pensate per essere esposte sotto i portici di piazza San Carlo, uno spazio vicino al museo e che “accoglie” i visitatori di Gallerie e dichiara la grande propensione del committente a “mettere davanti” i giovani, futuri autori e professionisti che terminano con quest’anno l’esperienza IED.

 

Contemporaneamente è stata progettata una “casa digitale” (sonoqui.ied.it) per le opere complete che resterà patrimonio consultabile e sarà arricchita con tutti i materiali dei progetti. Un archivio che costituisce un primo tassello per un racconto che in futuro assumerà sempre più valore in quanto testimonianza consultabile e strumento pubblico di conoscenza sulla città in costante arricchimento. 

 

Ringrazio Michele Coppola e Antonio Carloni per il grande sostegno dato al progetto fin dalle fasi embrionali; ringrazio lo IED e in particolare i docenti Antonio La Grotta e Matteo Balduzzi che hanno saputo guidare gli studenti e le studentesse attraverso le diverse fasi del progetto. E per concludere gli alunni, all’ultimo anno del loro percorso di studi e al primo verso un futuro che auguro loro sia luminoso e rivoluzionario.

  • One
  • Skyline
  • NELP - Non esistono le piazze
  • Nemesi
  • Sensus
  • Torino è il luogo dove i miei incubi stanno meglio
  • Toret
  • Obscurio
  • Dove non batte il sole
  • Fluss
  • Torino nascosta
  • L'altra faccia della medaglia
  • Something to say
  • Retrobottega
  • Zucchero di canna
  • Cròta
  • Nothing is like it seems
  • A.2,2-3
  • Voto Novo
  • Fauss
  • Mysterium

Progetto di Andrea Abello

Il progetto indaga come la globalizzazione, attraverso le grandi catene commerciali, abbia un impatto sul centro di Torino.

Attraverso ad un sistema di vedute satellitari sovrapposte, vengono messe a confronto diverse città europee e i rispettivi negozi, mettendo in evidenza come la ripetizione, la ridondanza e l’omologazione delle attività commerciali siano pervasive all’interno dell’identità cittadina, ormai ridotta a stereotipo di richiamo commerciale.

Progetto di Roberta Angelillo

Il progetto racconta alcune personalità della comunità LGBTQI torinese.

L’autrice, attraverso una serie di fotografie di moda costruite ad hoc per ciascun soggetto, affronta il tema dell’identità e della difficoltà che le persone incontrano ad esprimersi liberamente in strada. Le piazze principali della città, quelle abitate dal turismo di massa e dal commercio, diventano il manifesto di questo nuovo invito a essere se stessi, al di là dei pregiudizi e verso una nuova libertà basata sulle differenze e sull'inclusione.

Progetto di Valentina Arba

Il progetto è un viaggio nel tessuto sociale della città di Torino, attraverso le “cantine” dei suoi abitanti, “cròte” in piemontese.

A tutti i soggetti fotografati viene posta la stessa domanda: “Quali oggetti sceglieresti per raccontarti e in base a quale criterio li selezioneresti?” L’autrice indaga nuovi livelli di realtà e, attraverso una serie di still life, costruisce un catalogo degli affetti nascosti e sepolti nel sottosuolo della città, portando a galla l'identità degli stessi abitanti, le passioni, le storie personali e le memorie.

Progetto di Eleonora Bosio

Non tutte le persone che abitano le città hanno una casa.

Anche a Torino è facile incontrare ogni giorno chi trova sistemazione sotto i portici o per strada. Le immagini di questo progetto portano alla luce le condizioni degli uomini e delle donne che costruiscono abitazioni temporanee con materiali di scarto come teli, coperte e cartoni, diventando parte integrante delle architetture e dell’urbanistica. Queste storie, affrontate dalla fotografa con rispetto e gentilezza, mostrano “viste” e  “dettagli” di tutto ciò che abbiamo imparato a non vedere.

Progetto di Marco Chirio

La serie fotografica fa riferimento allo sguardo dal basso verso l’alto, tipico dei bambini e ricordo d’infanzia dell’autore e alla relazione tra la struttura architettonica inserita nel tessuto urbano e il vuoto che la circonda.

Il progetto evidenzia il frutto della relazione tra i palazzi e le strade: gli spazi, cornici capaci di ricostruire un nuovo centro di Torino visto attraverso il vuoto che non è altro che un “puzzle” composto da tasselli di cielo.

Progetto di Josè Constantin

Tramite l’immensa proliferazione di immagini nei new media, oggi siamo sottoposti ad una forte influenza percettiva su cos’è la realtà e come ce la raffiguriamo.

Abbiamo l’impressione di avere una visione completa ma quello che vediamo è solo una parte del tutto. Anche le immagini digitali, costruite attraverso i pixel, non sono altro che “sintassi algoritmiche”, ovvero rielaborazioni manipolabili che non hanno più niente a che vedere con la “traccia fotografica” tradizionale. Partendo da questa riflessione, la serie N.E.L.P._non esistono le piazze, rielabora l’identità di questi luoghi, utilizzando come mezzo di studio le immagini archiviate sui social media, in questo caso Instagram. Attraverso una serie di collage digitali propone questi nuovi luoghi costruiti con gli elementi più presenti.

Progetto di Beatrice Contucci Quintani

Vi siete soffermati a guardare le persone e a chiedervi che ruolo abbiano in questa vita? Avete mai incrociato i loro sguardi?

Ognuno di noi elabora una propria realtà e sviluppa una propria visione. L’illusione del controllo ci rassicura attraverso la quotidianità che viviamo. Talvolta qualcosa colpisce la nostra attenzione e spezza questa routine: il nostro corpo reagisce; perdiamo il controllo e questo si manifesta in modo diverso da persona a persona. Il progetto, attraverso una storia di finzione e una serie di immagini evocative ed estatiche, trasforma questa esperienza da particolare ad universale per arrivare a definire le emozioni e gli stati d’animo che possiamo vivere ogni giorno attraversando la città.

Progetto di Emanuele Cozzarolo

Torino, 3 Marzo 1911: per la prima volta una donna italiana indossò un paio di pantaloni. Un gesto nuovo e originale, che rappresentò l’avvio di una vera e propria rivoluzione nel campo della moda italiana.  Il fatto suscitò un tale scalpore che la donna fu costretta a nascondersi. Ma cosa riesce a stupirci oggi?

Le fotografie di questa serie ricreano la stessa “indignazione” in chiave contemporanea, attraverso una serie di ritratti a persone che scelgono un modo di vestire non convenzionale. Le immagini sono costruite attraverso un contrasto: da un lato i soggetti con outfit stravaganti e abbigliamento deciso; dall’altro la realtà urbana torinese, le sue architetture eleganti e classiche.

Progetto di Aurora Demichelis

Il progetto racconta gli omicidi dolosi che si sono verificati in strada, dal 1970 ad oggi, nel centro di Torino.

La ricerca parte da una lista fornita dal Comando dei carabinieri di piazza Carlina e dall’archivio degli articoli del quotidiano La Stampa e vuole portare alla luce il contrasto che esiste tra il luogo del fatto e l’inconsapevolezza che abbiamo quando lo attraversiamo. Luoghi in cui si cammina, ci si incontra, si mangia, si fa la spesa. Luoghi che sono stati teatro di omicidi efferati e che la città, assorta nel vortice della frenesia, colma di persone di corsa e da turisti che ne ammirano la sua bellezza, ha dimenticato.

Progetto di Viviana Deorsola

Il progetto indaga il rapporto tra trascendenza e materia, essenziale essenziale per la vita religiosa e spirituale. 

Architetture, sculture, dipinti, affreschi e oggetti mostrano questa relazione ancestrale, molto viva nel centro storico di Torino. Nella serie, questo legame è narrato attraverso “tracce fotografiche” leggere ed eteree, in grado di accompagnare l’osservatore in un viaggio mistico e avvolgente.

Progetto di Enrica Fiore

Il progetto prende in esame le attività commerciali e artigianali, nate da una decina di anni. A renderle uniche sono le lavorazioni, i materiali, l’etica dei prodotti trattati e la sostenibilità.

Nella città, attenta alle botteghe storiche e al loro valore economico, turistico e sociale, queste nuove attività, gestite da persone giovani, raccontano un approccio contemporaneo, sensibile all’innovazione e alla modernità e si trasformano in un presidio importante per una città sostenibile.

Progetto di Lorenzo Foglio

Prendendo spunto dalle tavolette votive dipinte, collocate all’interno del Santuario della Consolata di Torino, vere e proprie testimonianze visive delle storie e dei luoghi del passato, il progetto si interroga su una loro nuova reinterpretazione in chiave odierna.

Le riproduzioni fotografiche degli ex-voto sono montate attraverso la tecnica del collage digitale, con scene e accadimenti contemporanei, e fanno emergere il cambiamento architettonico e sociale avvenuto nel XXI Secolo. Il progetto invita ad una riflessione sul cambio di immaginario: c’è un motivo antropologico e sociologico per cui questa pratica è destinata a scomparire nel corso dei prossimi decenni?

Progetto di Marco Giovinazzo

Il progetto, partendo dalla magia, protagonista nella città di Torino, ne esamina la relazione con la tradizione, l’esoterismo, l’occulto e il paranormale.

In base alle energie che attraversano il capoluogo subalpino, si dice che la città sia divisa in due forze: una positiva e una negativa. Ogni luogo ne è il simbolo e nella serie fotografica esse vengono narrate attraverso immagini monumentali e misteriose mescolate con immagini d’archivio, disegni, litografie e riparazioni dei reperti del Museo Egizio.

Progetto di Marco Guastella

Piazza San Carlo è raccontata attraverso gli aspetti visibili al nostro occhio e percepibili dagli altri sensi, l’udito in primis, protagonista di questo lavoro.

La ricerca si fonda sull’interpretazione della piazza come luogo di connessione e le tavole fotografiche raccontano l’aspetto architettonico, in relazione con i suoni d’ambiente registrati in loco e trasformati in effetti visivi e audio reattivi applicati poi alle immagini.

Grazie alla sinestesia siamo portati a vivere queste opere come un’esperienza: ciò che sentiamo e che vediamo è raccolto in un ambiente immersivo a 360° che ci restituisce una nuova piazza basata sulla percezione e l’ascolto.

Progetto di Erika Mazzei

Da sempre Torino è permeata da un’aura esoterica. La città nella quale magia bianca e magia nera si incontrano. Magia bianca e nera, luce ed ombra, bene e male... nulla può esistere senza il suo contrario.

Sono elementi opposti e inseparabili, uniti fino a sfumare l’uno nell’altro. La serie di fotografie sono una raccolta di tableaux vivants di scene allestite in cui le protagoniste femminili interagiscono con questi simboli e con il simbolo dello Yin Yang, appartenente alla filosofia orientale, anch’esso fondato sugli opposti. Esse mostrano come questa dualità possa essere carica di valori emotivi ed universali.

Progetto di Lucrezia Maria Nebbia

Dario Argento racconta che da piccolo accompagnò il padre a Torino. Quando arrivò pioveva ed egli rimase subito colpito da questo luogo dall’aria malinconica e inquietante. Si innamorò subito di questa città.

Le fotografie di questa serie fantasticano su film mai girati ma immaginati in quelle strade e dentro quelle strutture che tanto lo affascinavano, con l’obiettivo di raccontare Torino attraverso la sua visione, il suo mondo. Le immagini, collage-locandine di questi “nuovi” film, riprendono dettagli delle sequenze dei suoi girati in città e immagini contemporanee dei luoghi in cui furono realizzate le riprese.

Progetto di Valerio Rubicondo

Le fotografie di questo progetto mostrano, in modo rigoroso e seriale, le fontanelle pubbliche con la testa di toro disseminate nella città di Torino.

Attraverso queste immagini - circa 180, dove il soggetto è sempre posto al centro dell’inquadratura, siamo invitati ad osservare il “contorno”, la città che cambia e varia attorno ad esse. Un paesaggio non sempre idilliaco, che talvolta presenta criticità o brutture, come la presenza massiccia di automobili o l’incuria degli spazi. Un invito a riflettere sugli aspetti meno monumentali ma fortemente identitari e affettivi di un luogo.

Progetto di Nicolas Salsotto

Attraverso un linguaggio fotografico dai toni cupi l’autore indaga il mondo delle feste illegali e dei rave notturni che animano il centro della città.

Molti di questi raduni avvengono in luoghi segreti, rivelati solo all’ultimo minuto. Sono posti spesso abbandonati nel sottosuolo. Le immagini non identificano mai geografie precise ma ci permettono di immergerci virtualmente nella festa. Il progetto segue un climax particolare: parte da un linguaggio documentario che descrive, senza svelarli, questi posti e in un secondo momento, prendendo ispirazione dalla teoria delle macchie di Rorschach, conduce alla sensazione di perdita dei freni inibitori, trance e psichedelia.

Progetto di Michele Saponara

La serie fotografica racconta in maniera rigorosa e mai banale alcuni abitanti del centro storico di Torino.

Le immagini mostrano persone che il fotografo ha incontrato durante la sua ricerca, ritratte nella loro “confort zone”: la casa. Durante la realizzazione dello scatto i soggetti sono invitati a scegliere un luogo particolare del loro appartamento e ad assumere una posizione in cui si sentono loro stessi. Attraverso questo stratagemma narrativo arriviamo a vedere una tassonomia di persone in grado di descrivere il territorio attraverso gli abitanti, come fosse uno specchio.

Progetto di Alberto Scarfò

La serie di fotografie in bianco e nero racconta delle strade del centro di Torino, di chi le percorre, delle luci che le illuminano come delle ombre che ne nascondono i particolari, celebrando la poliedricità delle architetture di una città che vive tra passato e futuro.

Attraverso il metodo del collage digitale l’autore crea paesaggi inverosimili: nelle zone d’ombra vengono inseriti soggetti luminosi che si trasformano in portali di luce costruendo vedute incoerenti della città. Chi guarda perde l’orientamento: è trasportato in un mondo dove realtà e illusione si mescolano.

Progetto di Lorenzo Valente

Fluss è una ricerca visiva lungo le sponde del Po per circa 17 chilometri, da Moncalieri a San Mauro.

Le fotografie creano un unico grande paesaggio: in ciascuna immagine l’autore mantiene sempre la stessa distanza dalla riva opposta; il livello dell’acqua taglia a metà l’inquadratura e separa l’immagine con rigore, portandoci a rivivere l’esperienza del percorso. Ogni fotografia è poi affiancata da un dettaglio, un particolare che, per un motivo sempre diverso, colpisce l’autore e ci viene riproposto ingrandito, a volte fino a perdere definizione, e decontestualizzato. Un invito a riflettere su cosa colpisce la nostra attenzione quando esploriamo il paesaggio e i suoi molteplici elementi.

IED mi ha dato opportunità, metodo e visione d'insieme.

Ho imparato a pensare in modo diverso: analizzare, cercare di capire cosa si può cambiare e...cambiarlo!

Cosimo

Photography student

Laurea Triennale in Fotografia - IED Torino